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Gennaro Cannavacciuolo

Gennaro Cannavacciuolo

Attore e cantante italiano, lavora in teatro, cinema, tv e in molte operette. Vincitore di numerosi premi, fra cui il premio ETI 2009.

URL del sito web: https://www.gennarocannavacciuolo.com

Blog – vaccinare i bambini?

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Una bambina di 6 anni, figlia di una mia amica milanese “no vax”, è viva per miracolo, recuperata in extremis da bravi dottori; ciononostante, questa mia amica rimane dello stesso parere di prima sui vaccini!

E’ ormai dimostrato come questo movimento dei “no-vax” derivi da una pura ideologia modaiola: forse la nostra società troppo razionale, materiale e tecnologica necessita di neo-dottrine negazioniste, basate su farneticamenti pseudo-spirituali, figli di uno smarrimento esistenziale?

Se ne sono dette di tutte sui vaccini, in primis la bufala che riguarda la correlazione tra vaccino ed autismo, invenzione dello “scienziato” inglese Wakerfield il quale si è poi affrettato a ritrattare la sua ricerca per evitare (inutilmente!) la radiazione dall’ordine! Solo che sono in tanti ancora, amanti del bastian contrario ad ogni costo, a favorire tuttora la diffusione di simili nefandezze.

Altro slogan sommamente ridicolo dei no-vax riguarda l’arricchimento delle multinazionali. Peccato che se la società non fosse vaccinata, vi sarebbero centinaia di migliaia di malati in più da curare ed a cui somministrare farmaci e le multinazionali centuplicherebbero i loro guadagni! Più la popolazione è malata, più le multinazionali del farmaco guadagnano! Quindi, i vaccini, producono esattamente l’effetto contrario, non solo riducendo i fatturati delle società farmaceutiche, ma anche alleggerendo il costo sociale. I no-vax dovrebbero chiedersi quanto costerebbero alla collettività migliaia di persone affette da malattie invalidanti, di quanto diminuirebbe la qualità della vita, di quanti non potrebbero lavorare, di quanto si accorcerebbe l’aspettativa di vita e di quanti farmaci in più dovrebbero produrre le multinazionali!

Senza contare che, seguendo la logica nell’arricchimento delle società farmaceutiche, dovremmo allora abolire tutti i farmaci, soprattutto quelli “di comodo” ovvero non “vitali”. Basta aspirina, basta antidolorifici, basta anestesie! Quando andate dal dentista, fatevi estrarre un dente senza anestetico. Donne, partorite senza epidurale. Rimaniamo tutti con febbre, mal di gola e mal di testa quando ci capita! Senza parlare dei farmaci “vitali”: basta antibiotici, basta chemioterapici… Se ti ferisci in giardino con un attrezzo, puoi anche morire di setticemia.

I no-vax fanno poi riferimento al rischio rappresentato dalle vaccinazioni. Tutte le ricerche e statistiche dimostrano invece ampiamente il beneficio incontestabile derivante dai vaccinati, mentre la percentuale di malattie e patologie varie che insorgono nei mesi successivi ai vaccini è esattamente la stessa che insorge nei soggetti non vaccinati. I relativi rischi, poi, sono infimi rispetto agli effetti devastanti dell’epatite B, del tetano, della poliomielite, della meningite, della pertosse ed altre gravi patologie su grande scala.

Il rapporto rischio/beneficio è quindi assodato e mi chiedo: la vita, LA VITA, non è intrinsecamente portatrice di rischi? Ovvero, il rischio o, meglio, un esito da noi giudicato non positivo o non conforme rispetto ad un nostra aspettativa ideale, non è forse insito nella VITA stessa?

Per scongiurare i VERI rischi, vaccinate quindi i Vostri figli!

Ps. Contenuto del post vagliato da medico primario operante in strutture ospedaliere della Capitale, grosso esperto nella cura dei bambini nonché presidente di importantissima associazione di ricerca in campo medico la cui attività è mirata alla cura dei bambini.

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Blog – che brava Paola Minaccioni!

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Che bella serata l’altra sera al Teatro della Cometa di Roma. Ho visto uno spettacolo veramente bello ed emozionante: La Spiaggia.

Una storia scritta con amore vero da Luca de Bei ed interpretato in maniera incantevole, da un anima pura, senza sovrastrutture e priva di manierismi… quella di una Paola Minaccioni in pieno stato di grazia, quello che talvolta il vero teatro ci riserva. Brava veramente.

Felice di essere riuscito a vedere questo spettacolo in scena sino a domenica 12 novembre, lo consiglio naturalmente a tutti.

Grazie anche a Valeria D’Orazio che con dedizione si dedica alla promozione di questa interessante produzione.

Biglietteria on –line

Ufficio Promozione (Valeria d’Orazio): cell. 320.482.08.09

 

Sinossi

Una donna e una spiaggia. Due luoghi familiari e sconosciuti. Due mondi vicini e inesplorati. Irene si interroga sulla propria vita, alla ricerca di una ragione per la sua solitudine. Una solitudine che affonda le radici nell’infanzia, che vive e cresce in una mancanza sottile e divorante: quella di un padre, un uomo che ha abbandonato la sua famiglia per crearsi una nuova vita, un nuovo nucleo affettivo. Irene affronta la sua esistenza con coraggio e con ironia, ma con dolorosa ostinazione non rinuncia a conoscere la verità, a volte disperatamente, a volte solo per potersi dichiarare viva.

Continuerà così, attraverso gli anni, consumando gioie e sofferenze, nonostante le disillusioni, sapendo accettare il tempo che lascia i suoi segni, e combattendo con la propria volontà che a tratti si perde…

"La spiaggia" è il luogo metaforico e fisico di questa ricerca. E’ il teatro degli incontri con il padre perduto e, forse, un giorno ritrovato. E’, per Irene, il luogo dei suoi giochi di bambina, dei sogni di adolescente, delle esperienze della maturità. In questa immensa distesa di sabbia, sotto un cielo fatto di azzurro, di nuvole, di gabbiani, davanti al mare infinito, il dolore sembra placarsi un po’, la coscienza anestetizzarsi e la verità, che affiora lentamente, farsi addirittura accettabile.

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Blog - il caso Weinstein

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Si è parlato molto, e si continua tuttora, del caso Weinstein. Vorrei esprimere un mio parere forse un po’ diverso, ma credo sia giusto farlo dinnanzi a tante donne che, ogni giorno, trovano la forza ed il coraggio di ribellarsi contro questi soprusi e dinanzi ad un sistema consolidato e spesso tacitamente “ammesso”; specialmente in certi ambienti….

Non dubito che molte donne, specialmente se giovani, possano rimanere soggiogate dal uomo di potere, dalla sua forte personalità e magari ancor più se avvenente. Tuttavia, a meno di non essere costrette con la forza, ritengo che nella stragrande maggioranza dei casi la donna possa ribellarsi e denunziare. Ovviamente, questo avrà delle conseguenze: magari ti giochi il posto, la carriera, oppure affronti un processo faticoso e forse anche inutile ahimè… Però, ti sei opposta.

Nel caso specifico, quello che mi lascia molto perplesso è che, alla fin fine, non solo tutti sapevano di Weinstein e ciononostante lo cercavano ed appoggiavano, ma tutte quelle che “ci sono state” e che ora lo denunciano dopo 15-20 anni hanno fatto carriera: ed anche una bella carriera! Peggio ancora: sembra che molte siano state al gioco ripetutamente, per anni, per comodo evidentemente, salvo poi denunciare “il porco”.

Perché si, Weinstein è sicuramente orripilante, senz’ombra di dubbio, così come lo sono tutti gli uomini che si comportano in modo tale. La donna non è un oggetto di piacere e va rispettata, sempre, cosa che vale comunque per ogni essere umano, sia donna o uomo.

Penso quindi che le vere vittime dei tanti Weinstein in circolazione non siano tanto quelle che poi hanno fatto carriera, ma quelle invece che hanno avuto la forza di ribellarsi e, proprio per questo motivo, non hanno fatto carriera!

Mi chiedo anche: chissà quante belle e brave attrici sono a noi sconosciute per un loro rifiuto? Quante rimaste nell’anonimato, rinunciando ai loro sogni, per non essere state “al gioco”?

Ed infine, una postilla: sappiate che questi “porci” esistono pure nel campo maschile… e sappiate che anche i maschi sanno e possono dire “no”. Ve lo garantisco!

Leggi anche post successivi del 18 novembre e del 20 dicembre

 

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Blog – sono molto arrabbiato, seguito…

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Sono rimasto molto colpito da quell’episodio sull’autobus, descritto nel post del 28 ottobre (clicca qui per leggere il post), e dalle altrettante numerose risposte e commenti ricevuti, anche in privato.

Ho riflettuto molto in questi giorni, mi sono documentato e ho parlato anche con una professoressa di storia, arrivando – forse e senza presunzione di “verità” – ad una possibile spiegazione su quanto chiamerei “l’origine del nostro male sociale….”. Parto quindi da alcuni aspetti storici che sono a mio giudizio fondamentali per capire come siamo arrivati qui. Di certo, la prima guerra mondiale ha segnato “il prima dal dopo”, tra valori comunemente accettati dalla società ed il rifiuto degli stessi. Non a caso, lo storico Norman Cantor ha affermato:Visto che politici e generali hanno trattato milioni di persone affidati loro come carne da macello, quali princìpi religiosi ed etici avrebbero potuto poi impedire agli uomini di trattarsi a vicenda con la ferocia degli animali selvatici? Il massacro della prima guerra mondiale ha totalmente annientato il valore della vita umana”.

Il valore della vita umana”: questo è, secondo me, il punto focale di quel momento di rottura.

Bastarono quindi 2 generazioni per portare alla crisi del 68 e vederne le ricadute ancora oggi.

Un film precursore che stigmatizzò bene tale momento fu probabilmente Gioventù Bruciata, del 1955, il quale ben ha dipinto la generazione post-bellica, l’immagine di una disillusione collettiva dinnanzi ad un’intera civiltà decadente.

Infatti, il decennio 50-60, caratterizzato dal boom economico occidentale, ha avuto esito con gli eventi sessantottini che sembrano simili tra Est (Repubblica Ceca –allora Cecoslovacchia) ed Ovest (USA, Berlino-West e Francia), ma le cui origini e giustificazioni sono molto diverse. In Cecoslovacchia era innanzitutto la volontà di maggior libertà da parte degli studenti, di cui erano stati privati. Nei paesi occidentali, invece, l’economia era florida e la libertà di espressione quasi totale. Pertanto, la reazione fu più quella di giovani viziati. Infatti, Tom Hayden, nel Manifesto del SDS, nel 1962 scriveva: “noi che apparteniamo a questa generazione, noi a cui niente manca, noi che siamo oggi all’università, proviamo un certo malessere per ciò che abbiamo ereditato”.

Invece di attenuare questa “cattiva coscienza”, alcuni ebbero interesse ad aggravarla. Dalla fine della guerra, i dirigenti della propaganda marxista avevano capito che i loro sforzi dovevano concentrarsi sulla generazione che NON aveva conosciuto la guerra e lo stalinismo. Ora non c’è tempo di soffermarsi su chi e come ebbe interesse a generare il clima che portò al 68 - ciò potrebbe essere oggetto di un altro post -, ma di certo le conseguenze della crisi del ’68 ancora si risentono oggi.

Maggio 68, la rivoluzione dei figli del benessere e delle élites, ci ha infatti portato al relativismo intellettuale e morale. Parlare di morale, oggi, suona desueto, ridicolo…. vero?

La conseguenza del 68 è stato l’annientamento della sana gerarchia dei valori: o meglio, “tutto vale”, non vi è differenza tra il bene e il male, tra il vero e il falso, tra il bello e il brutto; l’allievo equivale al maestro, occorre abolire i voti, le classifiche vanno abolite. La vittima vale tanto quanto il delinquente (e la giustizia spesso avvalla tale teoria ahimè), ogni gerarchia dei valori è quindi superata. L’autorità, l’educazione, il rispetto: tutto inutile, finito. Nulla più è grande, ammirevole sacro, nessuna regola, nessuna norma, nessun divieto.

Sulle mura dell’Università della Sorbona, scritto a caratteri cubitali:  « Vivre sans contrainte et jouir sans entrave. », Vivere liberamente e godere liberamente. Ecco il motto. Solo diritti, alcun dovere!

Così, - cosa terribile - il concetto della meritocrazia, la scuola in cui si insegnava il senso civico, il rispetto, una scuola in cui si insegnava ai bambini a diventare adulti e non a rimanere bambini, significa ora “costrizione”, vincolo. Ci hanno insegnato che non dobbiamo più “soffrire” per conseguire un obiettivo, che siamo tutti dei Mozart e che abbiamo tutti il diritto di arrivare ai massimi livelli! Certo, il diritto deve esserci, ma di certo non siamo tutti geniali né siamo tutti uguali! E chi non ha le caratteristiche per ricoprire un determinato ruolo non dovrebbe nemmeno avere il diritto di accedervi: questo a tutela della società!

Peggio, ora abbiamo anche l’alibi: “inutile che studio, tanto poi non trovo un lavoro adeguato”! L’abbassamento conseguente dei titoli di studio è terrificante: la laurea di oggi, è quasi equivalente alla maturità di 50 anni fa. Ora sono tutti laureati: chiunque ottiene la laurea. E questo NON perché siamo diventati tutti intelligenti o perché siamo tutti istruiti, ma perché il livello si è terribilmente abbassato; perché si può ripetere 10 volte un esame, perché si può studiare sino a 35 anni (ovviamente a spese della collettività!).

A tutto questo, si aggiunge, dalla fine degli anni 1990, un impoverimento economico legato al predominio della finanza sull’economia reale e ad un mondialismo senza regole, giustificato solo dalla corsa al profitto: una catastrofe!

E’ strano dire questo da parte di una persona che ama il progresso, ma credo che – forse nella prima volta nella storia – il vero progresso sarà di tornare a quei valori, a quelle regole civili e sociali d’un tempo e ad alcune costrizioni educative!

Compiere un passo indietro per fare un passo avanti. E velocemente, prima che sia troppo tardi; ma forse è già troppo tardi…

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