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Blog-Viaggio-nei-Fori-Imperiali

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Meraviglioso dopo-cena ieri, originale, culturalmente stimolante, suggestivo ed anche commovente: un viaggio nel Foro di Cesare, accompagnato – oltreché dalla mia amata compagna di vita kiss - dai racconti e spiegazioni di Piero Angela, di ricostruzioni e filmati in 3D proiettati sulle stesse rovine ed elementi ambientali presenti nel Foro. Ho potuto così ripassare un pezzo della nostra ricchissima Storia antica, quella degli scavi, dei suoi tanti operai, del Tempio di Venere, della quotidianità della vita di allora, dei suoi plebei, funzionari, schiavi, militari, consoli, senatori, matrone, maestri e bambini…. Ecco prendere vita i cortei trionfali, la Curia (Senato), il viavai dei passanti e commercianti e, tra i colonnati, le antiche taberne, tra cui i nummulari, ma anche le aule scolastiche e persino le toilette pubbliche...

Una sensazione indescrivibile quella di trovarsi proiettati una ventina di secoli addietro e tuttavia sentirne la familiarità, come se tanti piccoli invisibili anelli di congiunzione valicassero il tempo e ci tenessero allacciati ad allora…

E mi sono anche posto l’eterna domanda: a cosa serve, oggi, studiare il greco e latino? Perché non concentrarsi solo ed esclusivamente sull’inglese, lo spagnolo od anche i cinese ad esempio? La riposta di chi ha fatto il classico è sempre la stessa: perché "aprono la mente": ma cosa significa?

Ebbene, penso che la Storia non sia solo una successione di date da ricordare e le lingue classiche ci portano alle radici della nostra espressione linguistica e quindi della nostra civiltà: il linguaggio, le sue strutture grammaticali e sintattiche, le sue espressioni, l’etimologia stessa delle parole, la fonetica ci forniscono quei fondamentali che favoriscono la sua conoscenza.

In questo momento di grande decadenza culturale, ecco un’iniziativa di ottima fattura a cui consiglio assolutamente di aderire e complimenti al Comune di Roma, alla Zetema, al grande Piero Angela, insomma, a tutti coloro che hanno favorito l’operazione: non è vero che Roma non ha più nulla da offrire; eccone un esempio lampante.

 

Per informazioni e prenotazioni

Piero Angela

Zetema

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Blog – il viaggio  

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Ho piacere a condividere con Voi un libro molto interessante di cui consiglio la lettura, specialmente in treno - sotto capirete perché:

Michel Butor, La Modification (La Modificazione), ed. originale 1957 (Editions de Minuit); in Italia: 1959, Mondadori, trad. Oreste Del Buono.

Il viaggio non va inteso solo in senso concreto e realistico, ovvero di spostamento nello spazio e nel tempo, ma anche in senso simbolico di desiderio, tensione di conoscenza e di ricerca e, viceversa, di distacco, di esilio, di perdita, di allontanamento da sé e dalle cose care e/o familiari.

L'Odissea di Omero riassume per eccellenza i significati concreti e simbolici legati al tema del viaggio. Il viaggio di Ulisse è un viaggio di ritorno dalla guerra di Troia alla sua nativa Itaca, la patria abbandonata e ritrovata insieme alla moglie Penelope ed al figlio Telemaco. Quindi il viaggio può essere considerato inizialmente nella sua circolarità (partenza / percorso / arrivo e recupero) dove emerge in primis la finalità ultima della meta, ovvero il raggiungimento di uno scopo (la ricongiunzione, la riconquista definitiva della stabilità attorno ai valori originari). Ma la vicenda di Ulisse non consiste unicamente nell'approdo al porto finale, ma piuttosto nel superamento di mille pericoli, ostacoli, prove e nella verifica di mille esperienze. Il viaggio diventa prova di conoscenza, nel senso più ampio del termine, nonché formatore del carattere, richiedendo tenacità, temerarietà, coraggio ed anche astuzia.

Altro significato del viaggio, evidente nell’interpretazione che Dante propone dello stesso mito di Ulisse, è la sete di conoscenza sfrenata (colpevole per Dante) che porta alla morte, legata al suo peccato di superbia nei confronti dei decreti divini. Infatti, la violazione del sacro è un'altra delle minacce oscure che attendono chi si inoltra nei territori sconosciuti ma eccitanti della scoperta. La rivelazione di ciò che non appartiene alla nostra cultura spesso è misteriosa e rischiosa risulta l'imperfetta interpretazione dei segni proposti a chi perlustra l'ignoto da parte del divino.

Nel Settecento, gli illuministi danno vita ad un altro tipo di viaggio: il Gran tour. Il viaggio diventa fonte di istruzione e formazione, nonché di divertimento e di svago ed anche avventura per le élites europee un po’ annoiate dal loro tran-tran quotidiano. A termine dei loro studi, i giovani sono i protagonisti di viaggi, a completamento della loro educazione. E poi, ovviamente, ci sono i viaggi di approfondimento culturale da parte di filosofi, collezionisti, amatori d'arte, romanzieri, poeti, artisti: meta privilegiata è l'Italia, culla della civiltà e dell'arte. Tra le esperienze di viaggio più famose in questo senso quelle di Goethe, Byron, Stendhal. Viaggi spesso che, in opposizione alle affollate corti settecentesche, daranno vita a sperimentazioni di tour solitari, di paesaggi incantati (laghi, mari, montagne), nutrendo una sensibilità romantica che troverà forse la sua massima espressione nei quadri di Böcklin.

Per i romantici, il viaggio assume quindi dimensioni sempre più conturbanti, dove si assolutizza la frattura tra stabilità e di-versione, tra padronanza certa di valori ed estraniazione dalla storia. Il tema dell'esilio, come forzoso allontanamento dalla patria, è motivo doloroso presente in molta letteratura romantica. Il viaggio in mare è del resto metafora della vita. Essa è come una navigazione che si concluderà in un porto assalito dalla tempesta. L'esistenza (la nave) è destinata a perdere la sua guida (la ragione) ed il poeta che rappresenta il dramma umano, si sente in balia di se stesso.

E così arriviamo a cavallo del 900, ai viaggi interiori di molti poeti c.d. “maledetti”, poeti simbolisti in primis (vedi “Le voyage” di Baudelaire, ma anche Rimbaud, Pascoli o Verlaine). A metà del 900, un romanzo rientrante nel movimento del “Nouveau Roman” mi ha colpito molto: “La Modificazione” di Michel Butor. Il libro narra la storia di Léon Delmont che viaggia in treno da Parigi a Roma per incontrare la sua amante: vuole comunicarle che ha deciso di lasciare suo moglie e i suoi figli e chiederle di venire a vivere a Parigi con lui. Durante le 21 ore di tragitto, il lettore entra nella pelle e nei pensieri del personaggio, nel vagone-letto in cui si trova, ma anche nei suoi ricordi, progetti e sogni. Il libro racconta di un cambiamento profondo che avverrà nel personaggio, il tempo di questo tragitto, tant’è che, arrivato a Roma, non andrà dalla sua amante….

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