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Gennaro Cannavacciuolo

Gennaro Cannavacciuolo

Attore e cantante italiano, lavora in teatro, cinema, tv e in molte operette. Vincitore di numerosi premi, fra cui il premio ETI 2009.

URL del sito web: https://www.gennarocannavacciuolo.com

Blog – un calendario impazzito - marketing estremo!

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Dal 2 novembre è arrivato il ciclone a Roma. Sono molti i negozi e ristoranti con le vetrine decorate di rosso e d’oro, con abeti, con babbi Natale rampicanti, addobbi vari, pigne natalizie e pacchetti infiocchettati e pure la cometa: una tempesta commerciale!

Da anni ormai, il calendario è come stravolto. E’ il marketing con il suo merchandising a dettare il ritmo, ignorando le tradizioni e le abitudine storiche. Le ricorrenze, le festività sono svuotate dal loro contenuto e prevale l’aspetto commerciale, pompato da campagne di marketing prorompenti volte a favorire il consumismo più sfrenato, fino all’inverosimile.

Non fai in tempo a riprenderti dalla mesata di mostri neri con cappelli a punta e dalle zucche, dalle orde di bambini che corrono sui marciapiedi urlando “dolcetto o scherzetto” (festa tra l’altro che non ci appartiene affatto!), che già è arrivato il Natale!

Fino a qualche anno fa, il periodo delle festività iniziava l’8 dicembre e durava sino all’Epifania: 4 settimane. Ora, siamo a 9 settimane! Se ci attacchiamo Halloween, parliamo di 3 mesi di feste, a cui ne seguirà la settimana della Befana.

Non so voi, ma trovo che tutto questo sia nauseante per il consumatore: una tale profusione di articoli, luccichii e decorazioni spesso pacchiane creano solo rigetto a lungo andare. Rimpiango quei due mesi dopo l’estate, dove passavi dal caldo torrido al tepore di ottobre, quindi arrivava la pioggia e i primi freddi: insomma, scivolavi pian piano nel grigiore, aggravato dall’ora legale, in una sorta di torpore indolente sino a quando, meravigliosamente, arrivava l’8 dicembre e la tanta agognata atmosfera natalizia ad allietarti. Ed allora ti precipitavi per le strade commerciali a respirare quell’atmosfera incantata e pensavi ai regali da fare…

Non capiscono che l’attesa crea il desiderio; peccato.

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Blog – la moltiplicazione dei Weinstein

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Da settimane ormai, assistiamo ogni giorno a denunce di violenze da parte di decine e decine di donne molestate, addirittura violentate, da parte di registi e produttori cinetelevisivi. Donne che hanno taciuto per 10, 20, 30 anni. Donne che, per la maggior parte, hanno una solida carriera alle spalle. Donne che per anni sono state paparazzate a fianco del loro mostro, sorridenti ed ammiccanti sui vari red carpet del pianeta. In un lampo, la situazione si è capovolta: queste star belle ed affascinanti parlano di depressione, di ricatti, di soprusi. Le lingue di si sciolgono, si scopre che tutti sapevano: chiunque grida allo scandalo, gli scoop si sprecano.

Ebbene, ho davanti agli occhi la nitida immagine di un mondo sommerso dove la falsità regna sovrana, dove il sarcasmo e la disumanità caratterizza i mostri spaventosi e senza scrupoli che lo popolano. Di colpo, un gigantesco maremoto planetario porta alla luce questo territorio orrido la cui immagine è stata per anni restituita in modo totalmente distorto dai tanti proiettori e flash dei fotografi, dalle statuette di bronzo, dalle riviste platinate, dagli abiti scintillanti e dalle limousine extra lusso.

Dato per scontato che l’uomo mai si deve permettere di violentare una donna, né molestarla o semplicemente infastidirla (vedi al riguardo il mio post del 13 novembre – leggi post), quello che fa più ribrezzo in assoluto è la gigantesca ipocrisia alla quale assistiamo.

Si, ipocrisia. E’ ben risaputo infatti, soprattutto da chi lo frequenta, di quanto il mondo cine-televisivo e relativo “star system”, sia particolarmente “scivoloso”, anche se ciò accade in molti altri ambiti. E mi chiedo: perché tutti hanno taciuto sino ad ora? Le stesse vittime ma anche colleghi, agenti, amici, parenti non sapevano nulla? Come si giustifica una tale colposa omertà? Evidentemente, quella di Weinstein è una prassi culturalmente accettata, cosa moralmente grave: ma soprattutto, perché alla fin fine, malgrado le alzate di scudi, molti traggono vantaggio dal “mostro”; e trarre vantaggio da un ricatto, significa comunque accettarlo. Magari lo fai malvolentieri, ma comunque lo accetti, a maggior ragione se reiteri il comportamento per anni. In fondo, l’uomo di potere fa comodo a tanti e lo si accontenta, seppur storcendo il naso. Cosa dire poi delle tante donne che provocano apertamente l’uomo in grado di far loro ottenere una parte? Oppure dei tanti giovani, vere e proprie marchette, che coltivano rapporti “interessati”, sia con uomini che con donne mature, magari produttrici o attrici famose con lo scopo di farsi strada?

Temo, purtroppo, che il polverone durerà il tempo di una stagione: assisteremo a condanne sociali e professionali, più che legali, ad ulteriore denunce, rivelazioni e scoop per qualche mese, dopodiché, il mondo sommerso tornerà quello di prima. Perché pur di ottenere fama e soldi, l’uomo perde di vista la propria dignità celandosi dietro mille giustificazioni….

Stop alla violenza, stop all’ipocrisia.

leggi anche articolo successivo del 20 dicembre

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Blog – chi era Pulcinella?

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Ecco a voi parte della mia collezione di Pulcinella, di cui buona parte è firmata dal grande artisa ed amico Lello Esposito. So che tanti potrebbero non capire, o addirittura sorridere, a tale visione, dinanzi all’attaccamento di noi napoletani a Pulcinella, ma a lui ci lega radici profonde ed è un po’ il nostro riflesso.

Si, perché Pulcinella, la maschera per eccellenza, racchiude tutte le contraddizioni della nostra terra, unitamente ad una grande voglia di riscossa del popolo vittima di mille soprusi dalle dominazioni susseguitesi. E’ un servitore furbo e scaltro, dall’indole svogliata, che si arrabatta per sbarcare il lunario, adattandosi a fare di tutto: contadino, oste, ladro, saltimbanco, pizzaiolo, ciabattino, venditore. Gira continuamente per i vicoli della città, in cerca di espedienti e prendendo in giro i più ricchi, sottraendo loro quanto possibile.

Pulcinella è snervante, rumoroso, invadente, irrequieto, ma Pulcinella intenerisce anche per una sua forma di ingegnosità e di ironia, per una sua ingenuità e per la melancolia e il dramma che si celano dietro la sua maschera. 

Le sue origine sono antiche e le fonti non sono concordi in merito: chi lo fa risalire al 700 durante il regno dei Borboni, chi al 500, grazie a Silvio Fiorillo, nell’ambito della Commedia dell’Arte, chi ancora addirittura al 400 a.C., accostandolo alla figura del servitore Maccus, dal naso lungo.

In fondo, poco importa perché di certo, Pulcinella è radicato in noi, è il simbolo della cultura napoletana di cui rappresenta lo spirito pieno di contraddizione: per questo, forse, suscita sempre simpatia.

Esiste ad Acerra il museo di Pulcinella dove il visitatore potrà documentarsi compiutamente su questo curioso personaggio.

Qui sotto un pulcinella particolare…. Chissà qualcuno indovina cosa rapppresenta??? 

Museo di Pulcinella

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Blog – il viaggio  

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Ho piacere a condividere con Voi un libro molto interessante di cui consiglio la lettura, specialmente in treno - sotto capirete perché:

Michel Butor, La Modification (La Modificazione), ed. originale 1957 (Editions de Minuit); in Italia: 1959, Mondadori, trad. Oreste Del Buono.

Il viaggio non va inteso solo in senso concreto e realistico, ovvero di spostamento nello spazio e nel tempo, ma anche in senso simbolico di desiderio, tensione di conoscenza e di ricerca e, viceversa, di distacco, di esilio, di perdita, di allontanamento da sé e dalle cose care e/o familiari.

L'Odissea di Omero riassume per eccellenza i significati concreti e simbolici legati al tema del viaggio. Il viaggio di Ulisse è un viaggio di ritorno dalla guerra di Troia alla sua nativa Itaca, la patria abbandonata e ritrovata insieme alla moglie Penelope ed al figlio Telemaco. Quindi il viaggio può essere considerato inizialmente nella sua circolarità (partenza / percorso / arrivo e recupero) dove emerge in primis la finalità ultima della meta, ovvero il raggiungimento di uno scopo (la ricongiunzione, la riconquista definitiva della stabilità attorno ai valori originari). Ma la vicenda di Ulisse non consiste unicamente nell'approdo al porto finale, ma piuttosto nel superamento di mille pericoli, ostacoli, prove e nella verifica di mille esperienze. Il viaggio diventa prova di conoscenza, nel senso più ampio del termine, nonché formatore del carattere, richiedendo tenacità, temerarietà, coraggio ed anche astuzia.

Altro significato del viaggio, evidente nell’interpretazione che Dante propone dello stesso mito di Ulisse, è la sete di conoscenza sfrenata (colpevole per Dante) che porta alla morte, legata al suo peccato di superbia nei confronti dei decreti divini. Infatti, la violazione del sacro è un'altra delle minacce oscure che attendono chi si inoltra nei territori sconosciuti ma eccitanti della scoperta. La rivelazione di ciò che non appartiene alla nostra cultura spesso è misteriosa e rischiosa risulta l'imperfetta interpretazione dei segni proposti a chi perlustra l'ignoto da parte del divino.

Nel Settecento, gli illuministi danno vita ad un altro tipo di viaggio: il Gran tour. Il viaggio diventa fonte di istruzione e formazione, nonché di divertimento e di svago ed anche avventura per le élites europee un po’ annoiate dal loro tran-tran quotidiano. A termine dei loro studi, i giovani sono i protagonisti di viaggi, a completamento della loro educazione. E poi, ovviamente, ci sono i viaggi di approfondimento culturale da parte di filosofi, collezionisti, amatori d'arte, romanzieri, poeti, artisti: meta privilegiata è l'Italia, culla della civiltà e dell'arte. Tra le esperienze di viaggio più famose in questo senso quelle di Goethe, Byron, Stendhal. Viaggi spesso che, in opposizione alle affollate corti settecentesche, daranno vita a sperimentazioni di tour solitari, di paesaggi incantati (laghi, mari, montagne), nutrendo una sensibilità romantica che troverà forse la sua massima espressione nei quadri di Böcklin.

Per i romantici, il viaggio assume quindi dimensioni sempre più conturbanti, dove si assolutizza la frattura tra stabilità e di-versione, tra padronanza certa di valori ed estraniazione dalla storia. Il tema dell'esilio, come forzoso allontanamento dalla patria, è motivo doloroso presente in molta letteratura romantica. Il viaggio in mare è del resto metafora della vita. Essa è come una navigazione che si concluderà in un porto assalito dalla tempesta. L'esistenza (la nave) è destinata a perdere la sua guida (la ragione) ed il poeta che rappresenta il dramma umano, si sente in balia di se stesso.

E così arriviamo a cavallo del 900, ai viaggi interiori di molti poeti c.d. “maledetti”, poeti simbolisti in primis (vedi “Le voyage” di Baudelaire, ma anche Rimbaud, Pascoli o Verlaine). A metà del 900, un romanzo rientrante nel movimento del “Nouveau Roman” mi ha colpito molto: “La Modificazione” di Michel Butor. Il libro narra la storia di Léon Delmont che viaggia in treno da Parigi a Roma per incontrare la sua amante: vuole comunicarle che ha deciso di lasciare suo moglie e i suoi figli e chiederle di venire a vivere a Parigi con lui. Durante le 21 ore di tragitto, il lettore entra nella pelle e nei pensieri del personaggio, nel vagone-letto in cui si trova, ma anche nei suoi ricordi, progetti e sogni. Il libro racconta di un cambiamento profondo che avverrà nel personaggio, il tempo di questo tragitto, tant’è che, arrivato a Roma, non andrà dalla sua amante….

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