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Oggi voglio parlarvi di cosa c’è dietro le famose “quinte”: in teatro, ma anche, seppure in modo leggermente diverso, in tv e al cinema. Si, perché sulle locandine, in tutta la promozione e pubblicità in generale, si parla quasi solo esclusivamente degli attori (o attrici) e poi del regista. Solo raramente, vengono menzionati tutta una serie di altre figure altamente professionali, senza le quali sarebbe impossibile andare in scena o fare un film.

Eppure, queste figure sono davvero tante: di base, più la produzione è grossa più sono numerose. Qualora parliamo di una piccola produzione, capita che due-tre ruoli vengano accorpati in uno solo: ed il tecnico deve avere quindi molte capacità e tanta flessibilità.

In teatro, una delle figure principe è il direttore di scena. Egli detiene la responsabilità dell’intero allestimento dello spettacolo, è profondo conoscitore di tutti i ruoli tecnici. Stabilisce gli orari, la metodologia di lavoro, rileva e sanziona eventuali inadempienze, tiene i rapporti con la direzione artistica, il produttore (ovvero il finanziatore) e la direzione del teatro.

Ovviamente vi è poi il regista dell’opera: dirige gli attori, decide se e come tagliare un copione, nei film decide le inquadrature, mentre in teatro stabilisce le entrate/uscite degli attori. In buona sostanza, funge da “autore” di un opera, anche se questa non è stata scritta da lui.

In teatro, esiste anche direttore di sala, ovvero dell’ambiente teatrale, ma anche della cassa, delle mascherine, del guardaroba, della sicurezza, dell’eventuale bar: insomma assicura l’accoglienza ottimale degli ospiti.

Quando siamo di fronte ad un opera cantate, subentra la figura del direttore musicale il cui ruolo è interpretativo: sceglie l’andamento, i tempi ed indirizza i musicisti, stabilendo gli ingressi delle voci. A volte è affiancato dal vocal coach, che prepara i cantanti seguendo le indicazioni del direttore musicale.

Altro ruolo essenziale è quello dello scenografo: crea tutti quegli elementi di scena atti a creare l’ambiente in si svolge l’azione scenica, sempre raccordandosi il regista, assecondandone le esigenze. Un buon scenografo è esperto in disegno, pittura, scultura, architettura e grafica, conosce bene i vari materiali e ovviamente ha solide basi per creare effetti di prospettiva.

Il costumista disegna e scegli gli abiti di scena, di concerto con il regista e lo scenografo.

Il coreografo invece cura le coreografie dei ballerini/danzatori.

Un tecnico da me molto apprezzato quando è bravo, è il cosiddetto light designer: colui che disegna il piano luci, sempre concertandosi con il regista e lo scenografo. Crea effetti speciali, ambientazioni particolari, controlla coordina tutte le luci dello spettacolo. E’ coadiuvato dal tecnico luci, in sostanza l’elettricista del teatro che monta gli impianti e segue il sistema di illuminazione durante l’intera rappresentazione

Vi è poi l’ingegnere del suono o il sound designer: esperto musicale, di tecnologia e di acustica, coadiuvato dal fonico, sorta di elettricista esperto di impianti audio (amplificatori, microfoni, mixer, registratori, e così via).

Altra importante figura è quella del truccatore: il truccatore di teatro deve spesso essere in grado di evidenziare specifici tratti somatici per via della grande distanza tra l’attore ed il suo pubblico, cosa che non accade in ambito cinematografico

Il parrucchiere: gestisce le parrucche e deve conoscere le varie “acconciature” storiche.

Il compito dell’attrezzista è quello di gestire gli arredi, gli oggetti ed altri piccoli materiali (per opposizione alla scenografia) occorrenti in scena. Ad esempio: il vasellame di una tavola imbandita…  E’ un mestiere artigiano, in quanto deve realizzare e/o modificare oggetti secondo le esigenze dello scenografo e del regista.

Dal canto suo, il macchinista monta, smonta e sposta gli elementi scenografici. Assomiglia ad un piccolo ferramenta ambulante, sempre attrezzato con cacciavite, chiodi, martelli e simile. E’ anche colui che si occupa delle varie eventuali corde su cui attaccare gli stangoni per appendere fondali e quinte. 

Infine, il videomaker e fotografo: curano personalmente le riprese e gli scatti fotografici dello spettacolo, mentre il montatore, come lo dice la parola stessa, “monta”

Credo di non aver dimenticato nessuno, se non il finanziatore…. J , senza cui nessuna delle persone sopra elencate lavorerebbe, mentre l’amministratore controlla la quadratura delle  entrate e delle uscite!

Insomma, cari amici, questo per darvi un’idea di quanto “materiale umano” vi sia dietro uno spettacolo e ancor di più dietro un film (come il casting od il location manager).

Quindi, un grazie di cuore a tutte queste importanti, essenziali, figure professionali all’ombra dei riflettori e quasi sempre disponibilissime ed affettuose.

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Figura fondamentale per noi attori, in tanti anni di carriera ho avuto il piacere (ma anche il dispiacere a volte ahimé…) di lavorare con tanti registi: sia in teatro, al cinema che in televisione. Con alcuni, un feeling immediato, con altri un disagio profondo, nonostante mille sforzi. In questi giorni, mi sono quindi posto una domanda: quali sono le caratteristiche di un buon regista? Certo, mi potrete dire che la questione è di natura personale: ma qui non voglio parlare di “carattere”, ci sono delle persone infatti con cui si va istintivamente d’accordo ed altre no. Non è questo il punto: non parlo del “tipo introverso” piuttosto che del maniacale o del depresso. Vorrei invece elencare una serie di elementi oserei dire “oggettivi”.

Innanzitutto, un ottimo livello culturale. La conoscenza del testo, dell’intertestualità, del contesto socio-culturale storico in cui si svolge una storia e che porta ad avere una ampia visione del testo, di collocarlo in modo ottimale, dandogli una sua funzione: una "Weltanschauung" che sia di ampio respiro.

Un buon regista, poi, dovrebbe avere a mio giudizio una buona dose di self-control, ovvero di pazienza: sul set in particolare, ma anche durante le prove in ambito teatrale, i tempi morti e quindi di attesa sono lunghissimi ed i disguidi frequentissimi (assenza della luce desiderata, problemi con un microfono, il ritardo di una persona, un cavo che non funziona e chi più ne ha più ne metta): pertanto, è fondamentale che il regista mantenga la calma, non stia sempre a guardare l’orologio pressando l’attore a recitare a velocità accelerate.

Al buon regista occorre avere anche una buona dose di psicologia e di empatia: intendo la capacità di identificarsi, calarsi totalmente nella struttura mentale dell'attore che sta dirigendo, per ottenere così il massimo della resa interpretativa. Mai aggressivo anche se, in alcuni casi specifici (e solo chi ha una buona psicologia lo capisce) "strattonare" l’attore nel momento giusto può servire per fargli tirare fuori precise emozioni.

Il buon regista è umile: egli è consapevole di essere parte di un tutto, ma di non essere IL TUTTO e che solo il lavoro collegiale in serenità porterà validi frutti.  

In sostanza, un buon regista deve essere intelligente. Di quella intelligenza dalle molteplice sfaccettature: un’intelligenza intellettuale, emotiva, ma anche d’animo e comportamentale.

Qui in una foto con Jan Peter. Sicuramente un buon (ed è dire molto poco…!) regista.

 

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