Mi capita spesso di andare all’estero, sia per piacere che per lavoro e sono molteplici le occasioni di incontrare degli italiani.
Sono molti i loro racconti e testimonianze, spesso accalorate, mentre le due posizioni che emergono sono antitetiche: o la nostalgia, oppure l’antipatriottismo.
Ma, per essere più preciso, il percorso dell’immigrato di lunga data è più o meno costante: all’inizio dell’espatrio predomina il rifiuto dell’Italia e di tutti i suoi atavici problemi (mancanza di lavoro e/o di corretta retribuzione, di meritocrazia, di garanzie, di giustizia, ecc ecc), un momento dove la nuova meta viene glorificata. A questo periodo iniziale (dopo 2-3 anni solitamente), segue un amarcord di durata maggiore (4-5 anni): si sente la mancanza degli affetti più antichi, risorge la voglia di vecchie certezze ed abitudini, il desiderio di familiarità dei luoghi natii, manca la spontaneità comunicativa tipica dei popoli mediterranei. Dopodiché, si arriva ad un equilibrio “ragionevole”, solitamente dopo un matrimonio ed ancor di più in presenza di figli che iniziano ad inserirsi nel tessuto sociale del paese ospitante: si torna in Italia 2-3 volte all’anno, si sorride dinanzi ai suoi mali endemici invariati rispetto a 10-20 anni fa, prima di rituffarsi nello stile di vita più “civilizzato”.
In ogni caso, quella punta di nostalgia e fors’anche di rabbia, permane sempre, magari lieve, ma permane.
Io vorrei complimentarmi con chi ha avuto e ha il coraggio, la forza di mollare tutto, affetti, abitudini, e di andarsene, non sempre in condizioni inizialmente facili. Certo, il viaggio dell’emigrato italiano di oggi non è certo paragonabile a quanto accadeva 50-60 anni fa o più. Esistono ormai reti di sostegno, associazioni, club culturali italiani in tutti paesi esteri che agevolano la permanenza all’estero.
Volevo quindi spezzare una lancia a favore delle tante donne, degli uomini, delle associazioni di italiani all’estero che dedicano, per lo più volontariamente, del loro tempo per promuovere, sostenere ed incentivare la cultura italiana all’estero, organizzando molteplici eventi, di natura culturale, ma non solo, favorendo le occasioni di aggregazione e promuovendo il Made in Italy.
Per molti motivi, conosco bene la realtà svizzera (ma non solo), dove associazioni come la Saig, il Comites, Quelli degli Aperitivo Italiano, Arriveder le stelle, Recitar Cantando sono molto attivi e sostengono anche i miei spettacoli, ciò di cui sono loro molto grato, e spesso propongono eventi di rilievo.
Ed a questo proposito, oggi ho piacere a parlarvi di un evento molto bello, che si terrà a Ginevra ed intitolato “Dal libro al film”, organizzato da “L’Italie, langue, culture et société”, nella persona della dott.ssa Federica Rossi: un incontro con lo scrittore Carlo D’Amicis, seguito dalla proiezione del relativo film “La guerra dei cafoni”, del regista Lorenzo Conte, il 18 e 30 gennaio, al Cinema di Grutli, Ginevra.
Invito tutti i miei amici, parenti e lettori di Ginevra e dintorni di aderire a tale iniziativa.