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Gennaro Cannavacciuolo

Gennaro Cannavacciuolo

Attore e cantante italiano, lavora in teatro, cinema, tv e in molte operette. Vincitore di numerosi premi, fra cui il premio ETI 2009.

URL del sito web: https://www.gennarocannavacciuolo.com

Blog–breve storia del Ciak

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Chi non ha mai visto quella famosa lavagnetta nera d’ardesia e visto l’asticella abbassarsi con forza su di essa creando il famoso rumore “ciak” per l’appunto?

Ciak viene dal termine clapperbooard e fu inventato negli Anni 30 da Frank Thring senior, regista e produttore australiano, che lo usò nei suoi studios a Melbourne. Fu un’invenzione tanto semplice quanto geniale e immediatamente adottata nel mondo cinematografico e televisivo. Questa "lavagnetta” è come il “passaporto” di ogni inquadratura: ne riporta infatti tutte le informazioni essenziali come il tipo di ripresa (esterno giorno, esterno notte, interno giorno, interno notte…), il titolo del film, il regista, il numero della scena, la data della ripresa ed altro ancora.

Quando la scena è pronta per essere girata, ovvero gli attori sono in posa, truccati, in costume, le luci sono giuste, gli operatori in posizione, ecc, il macchinista, cosiddetto ciacchista, posiziona il ciak nell’inquadratura poco prima dell’azione e abbassa l’asticella dando luogo al famoso “ciak”. Le informazioni riportate sul ciak serviranno al montatore per capire con precisione quale scena usare: pertanto, quando si dice, gergalmente, “girare 8 ciak”, significa che detta scena è stata girata 8 volte. Marilyn Monroe, ad esempio, in A qualcuno piace caldo fu costretta a ripetere ben 59 volte la battuta «Dov’è il bourbon?..... e ancora si possono consultare negli archivi storici del film le altre 58 volte in cui pose la stessa domanda…

Come ogni cosa, anche il ciak ha subito un’evoluzione ed alcune produzioni usano lavagne elettroniche con led luminosi e display elettronici contenenti il timecode (sequenza temporale); io, tuttavia preferisco il ciak di una volta… wink

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Blog–Villa Mondragone

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Seppure assonnato dalla sveglia mattutina, sono rimasto colpito inizialmente dal suo lungo viale alberato che lasciava intravedere cica 18 ettari di parco con cipressi e lecci secolari… Poi l’arrivo alla villa, imponente. In essa varie ampie sale, molte delle quali finemente decorate. La Biblioteca, la Sala del Teatro, lo spazio espositivo del Corridore, la Sala Belvedere con la sua magnifica vista, la calda ed accogliente Foresteria. Gli spazi esterni sono altrettando affascinanti: l’incatevole Giardino della Girandola, il magnifico Portico del Vasanzio, il Teatro delle Acque, il Giardino Segreto pensile e la Corte Interna

Di proprietà dell’Università di Tor Vergata ed ancor prima dei Gesuiti, Villa Mondragone – che ahimé non conoscevo sino a 3 giorni or sono – è una splendida dimora seicentesca, all’epoca regolarmente usata da Papa Gregorio XIII come residenza ed in cui, tra le altre curiosità, egli promulgò la bolla papale Inter gravissimas dando così avvio alla riforma del calendario oggi tuttora in vigore. Nel 1858 vi soggiornò George Sand, scrivendoci la novella La Daniella.

Oggi affittata per matrimoni ed eventi di varia natura, nonché per set di film in cui attualmente giro il ruolo di un Presidente di Corte, mi ha lasciato subito a bocca aperta, trasmettendomi quella classica sensazione di nostalgia per un fasto, ma soprattutto uno stile, un GUSTO, ormai perduti…

Villa Mondragone è una delle dodici ville tuscolane costruite dalla nobiltà papale nel territorio dei Castelli romani.

Quanta Storia, quante ricchezze a Roma e dintorni…. Prendiamone cura…

 

Sito Villa Mondragone 

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Blog–Il Calendario, che vita da attore!

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Ecco a voi il tipico calendario dell’attore!

Ha un foglio per la stagione invernale, da settembre a febbraio, e un altro per la stagione estiva, da marzo a agosto.

Ogni mese ha una colonna dedicata ai giorni con un piccolo spazio... per scrivere, sì. Perché le informazioni necessarie sono poche: un titolo, di uno spettacolo teatrale, di un film di una città.

Bastano solo due parole.

A volte sul calendario dell’attore potrete vedere delle lunghe strisce colorate, altre volte dei piccoli blocchi bianchi.

Parlarvi di questo calendario oggi per me è un pretesto per provare a rispondere all'annosa domanda: “Come ci si si sente una volta spenti i riflettori?”. Ebbene, vi risponderò, facendo un po’ di sana auto-analisi… wink

A pensarci bene, il lavoro di noi attori è proprio differente. Per tante ragioni, ma, sul piano pratico, lo è per due motivi essenziali.

Il primo è che si passa da una fase lavorativa totale, estremamente intensa, ad una ascetica, di riposo completo. Nella fase lavorativa, abbiamo l’adrenalina a mille prima di salire sul palcoscenico, proviamo tante emozioni: paure, dubbi, gioie, fastidi. Dipende tutto dal pubblico e dalle sue reazioni.

Per ore restiamo lì, sotto proiettori accecanti, tra gli applausi che ci gratificano e il telefono che non smette mai di squillare. C'è chi ti fa i complimenti, ti chiede biglietti o commenta la serata, ci sono i giornalisti. Insomma: viviamo in un tourbillon frenetico, esaltante e stancante allo stesso tempo e sempre siamo a stretto contatto con i membri della troupe

A questo segue una seconda fase. Un silenzio, un assordante silenzio!

A riflettori spenti, senza giornalisti, con gli amici che non hanno più nulla da commentare, con i membri della troupe non ci sono più…

Ebbene, non mi crederete, ma passare da un estremo all’altro, più volte nell’arco dell’anno e per anni, non è così facile da gestire. Il bello è che quando sei nel tourbillon ti rallegri e nel periodo di riposo che seguirà fai mille progetti: “riprendo a studiare inglese”, “mi iscrivo a pilates”, “faccio un viaggetto”. Ma, puntualmente - chissà perché - non è così! C’è sempre qualcosa che ti impedisce di fare un viaggetto o pilates!

Il secondo aspetto, riguarda i personaggi che interpreti: fino a ieri interpretavi magari un affascinante gentiluomo, domani un vecchio psichiatra depresso, domani ancora un trans mezzo matto e poi ancora un giudice di corte!

Insomma, se da una parte fai una vita molto stimolante intellettualmente, è pur vero che se non hai un tuo equilibrio a cui tornare e attorno cui fare un sano reset nei periodi di fermo, è facile uscir di senno…

Quindi: “come ci si sente una volta spenti i riflettori?”. Un po’ stralunati e con l’umore ballerino… Noi artisti non siamo strani come sento dire, siamo solo un po’ perennemente sfasati…

E con questo, tra il serio ed il faceto, auguro a tutti voi una splendida giornata! kiss

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Blog–Portate i Vostri bimbi a concerto!

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Venerdì scorso ho portato mio figlio di 5 anni ad un “concerto per i grandi”. Egli, certo, sin da piccolissimo, è cresciuto a teatro e musica: conosce tutti i miei spettacoli a memoria e se li rivede pure in video! Mi direte quindi “è già habitué”.

Eppure, l’ascolto della musica classica è una cosa meno immediata: non ci sono azioni sceniche, costumi o proiezioni che possano catturare l’attenzione. L’ascolto fa da padrone e non è cosa scontata per i piccoli. Ebbene, non ci crederete: non solo era felicissimo di ritrovarsi nella stupenda Sala di Santa Cecilia, catturato dalla sua atmosfera calda ed ovattata, nell’osservare l’entrata in scena dei musicisti, sentire l’accordo degli strumenti, partecipare a gli applausi all’arrivo del direttore di orchestra. Ma poi, per quasi un’ora, dall’ouverture di Glinka, sino fine del concerto di Rachmaninoff, Raphael è stato letteralmente rapito dal monumentale “Rach 3”, magistralmente interpretato da Daniil Trifonov.

Silenzioso e composto sulla sedia, ascolta ed osservava, commentava sottovoce (“ecco le percussioni, la tromba, i violini…”) sino agli applausi finali a cui ha partecipato attivamente.

E da tre giorni, mi chiede ti tornarci, ripetendo “Rachmaninoff mi piace molto”.

Questo mi ha fatto pensare molto. Perché ritenere che Bach, Chopin, Mozart o Beethoven non siano adatti ai piccoli? Tra l’altro, Bach, così ritmico, è al momento uno dei compositori preferiti di Raphael: un compositore adattissimo a corsi di danza secondo me. Perché farli sempre iniziare da canzoncine spesso di dubbio gusto oppure necessariamente dai brani cosiddetti “facili”? Credo che l’impatto con grandi opere, anche se magari non possano essere pienamente comprese dai piccoli, sia salutare ed immerga il bambino in una dimensione più grande, da subito, senza tentennamenti: una sorta di immersione iniziatica...

 

Auditorium Parco della Musica

Daniil Trifonov

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