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Blog-Amami Alfredo...

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Sono 110 anni, ovvero dal 1908, che romani, italiani, turisti e tanti amanti della buona cucina hanno la fortuna di gustare le fettuccine “all’Alfredo”: le famose bionde al doppio burro, condite con parmigiano e freschissime. 110 anni in cui stars celeberrime come Ava Gardner, Anna Magnani, Orson Welles, Sophia Loren, Ingrid Bergman solo per citarne una minima parte, artisti quali Walt Disney, in cui capi di stato come i Kennedy e Bush, personaggi pubblici, politici ed imprenditori hanno varcato la soglia del famoso ristorante “Il Vero Alfredo” in Piazza Augusto Imperatore 30 per passare una bella e gustosa serata, in un luogo ricco di storia, cultura, tradizione, calore ed anche affetto.

Affetto sì, perché la gestione è rimasta familiare per fortuna, ora in mano alla quarta generazione, nella persona di Chiara ed Ines, rispettivamente pronipote e nipote del fondatore ed inventore delle fettuccine, il Sig. Alfredo di Lelio. Due belle donne dinamiche, dedite con passione al loro lavoro e sempre sorridenti.

L’altro ieri, con numerosi ospiti abbiamo potuto gustare le famose fettuccine e deliziarci con la squisita torta decorata a mo’ di pellicola cinematografica.

Lunga vita al “Vero Alfredo” e... occhio alle (brutte) imitazioni! smile

Sito internet "Il Vero Alfredo"

Pagina Facebook "Il Vero Alfredo"

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Blog-domanda di un cittadino ignorante

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Sono tante le cose che non capisco: non sono certo un tuttologo ed il mio percorso di “acculturamento” è infinito; cosa bella e stimolante d’altronde.

Ma c’è una cosa su tutte, presente nella mia quotidianità, che proprio mi crea profondi problemi di comprendonio.

Perché in Canada, in Scandinavia, ma anche in Inghilterra, in Svizzera, oppure in Giappone, le strade ASFALTATE sono lisce e durature? Ovvero: perché, nonostante escursioni termiche importanti, da -40°C a +30°C, nonostante le piogge, il gelo e la grandine, l’asfalto di altre nazioni rimane compatto per anni, non si aprono buche e non si corrono quindi rischi di cadere?

A Roma, basta meno di un’ora di pioggia che la città diventa tale e quale un formaggio Emmenthal. Non ho nulla contro l’Emmenthal, anzi, ma lo preferirei nella sua versione originale e nel piatto possibilmente!

Anziché fare intervenire 10 volte all’anno una ditta per la manutenzione, magari dandole 1 lira, non converrebbe farla intervenire una sola volta l’anno – magari in modo preventivo, ma sicuramente pretendo troppo! – e darle 3 lire???

Ditemi voi….

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Blog–un fantastico antidepressivo naturale

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Diciamoci la verità! Roma è sporca, caotica, trafficata, disorganizzata, insomma degradata ed anche violenta a volte.

Ma accanto a tutto ciò, Roma ha bellezze artistiche uniche ed universali, proposte culturali interessanti, gente simpatica ed una tipicità artigianale ancora in vita.

Poi, Roma ha un’altra cosa INEGUAGLIATA: i suoi BAR e relativo rito mattutino della colazione, caffè (o cappuccio) e cornetto. 

Secondo me, fare colazione ad un bar romano è più efficace del più potente ANTI-DEPRESSIVO esistente in commercio! Quei 10 minuti sono un concentrato di humour, di battute, di ironia ed arguzia assolutamente salutari, e talvolta anche una sorta di insegnamento di vita.

Intanto, al bar mi sento colto, divento “dottò” e sono sempre il benvenuto: benvenuto dottò, come je butta oggi?. Poi scopro che sono “bello com’er sole”, che so “una cima” e pure “da paura” quando canto, che posso mangiare tutto ciò che voglio perché “so secco” e che dovrei insegnare a “er sarsiccia de darsi un contegno”. Anche se dal tavolino in fondo si alza un mezzo urlo: "l'omo senza pansa è come er cèlo senza e stelle".

Vengo a sapere che la tipa che stava affianco a me ed è appena uscita è “una che la da' come fosse 'n freesbee”, che il tizio accanto a me sta “sotto a ‘n treno” che fra poco arriva “er pomata” che non sopporta “er crocchetta”.

Insomma, cari amici, non perdetevi mai il rito mattutino della colazione al bar, uno spasso! Se siete un po' giù di tono, prima di spendere fortune in costose consulenze, andate in un bar a Roma e regalatevi una CONSULENZA PSICOLOGICA INCLUSA NEL CAFFE' CORNETTO. Dovreste cavarvela per un massimo di 2,70 euro!

Buona giornata smile

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Blog–a casa di Elsa Martinelli

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Segnalo una bella iniziativa a Roma, in via Flaminia 21 a Roma. A casa della compianta Elsa Martinelli si vendono oggetti vari e vestiti appartenuti alla nota attrice e modella scomparsa lo scorso luglio. Molte porcellane, oggettistica di varia natura e capi d’abbigliamento interessanti per tutti e a prezzi moderati e corretti. La vendita è stata promossa da Cristiana Mancinelli Scotti (figlia di Elsa), mentre la mia cara amica, Simona Patitucci, coiadiuvata da Tia Architto, sono state straordinarie ad organizzare tutta l'operazione e sono presenti in loco per assecondare i visitatori.

Nata in Toscana, Elsa Martinelli è stata un’indossatrice e fotomodella di fama quindi un’attrice longeva, che ha avuto la fortuna di lavorare con dei capisaldi quali Kirk Douglas, Walter Matthau, Mario Monicelli, Mauro Bolognini, Roger Vadim, Orson Welles, Charlton Heston e molti altri, particolarmente apprezzata per la sua grande eleganza.

Evento Facebook

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Blog–un’ottima scuola

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La scuola è un luogo fondamentale per un bambino: soprattutto, direi, quella dell’infanzia, della primaria e delle medie. Un luogo dove non solo ci si accultura, ma si impara anche a relazionarsi socialmente, a condividere, ad accettare/capire la diversità: un luogo dove, possibilmente, si impara ad amare la vita. Posto che l’educazione si fa anche in famiglia, ritengo che un buon 50% di quello che sarà un adulto, dipenda dalla scuola che egli avrà frequentato da piccolo.

Vorrei così spezzare una lancia a favore dell’ottima Scuola Svizzera di Roma (SSR), frequentata da mio figlio. A prescindere dalla qualità dell’ambiente interno ed esterno quali pulizia, ordine, amenità di varia natura (fiori, giochi, campo di calcetto, decorazioni varie), della qualità dell’offerta didattica e della dedizione e preparazione degli insegnanti, quello che più mi colpisce è vedere l’autentico piacere che hanno i bambini ad andare a scuola, nonostante sia essa notoriamente esigente. Questo deriva, a mio giudizio, dalla particolare attenzione dedicata all’ascolto dei più giovani ed alla capacità di tenere unità l’intera comunità scolastica, tra alunni di diversi classi, nuovi ed ex alunni, tra genitori ed insegnanti: non a caso, la scuola organizza frequente iniziative extra-scolastiche a cui tutti sono invitati a partecipare e collaborare. In particolare la bellissima “notte dei racconti”, le cene conviviali, i laboratori per bambini, le varie feste ed il mercatino di natale.

Viene così sviluppato e coltivato un sentimento di appartenenza alla comunità, dove ognuno trova spazio ed è chiamato a contribuire dedicando un po’ del suo tempo: una comunità eterogenea, fatta di italiani e svizzeri, ma anche di molte altre nazionalità. Per rafforzare i legami, ogni due anni le classi vengono mescolate, di modo che i bambini si conoscano tutti.

Ed è così che forti di una integrazione reale, attiva e proattiva all’interno della comunità – punto di forza della mentalità elvetica - i più giovani amano la propria scuola che sentono familiare ed affrontano con maggior entusiasmo e curiosità le ore di studio e di lezione, nonostante l’esigenza e la nota disciplina di questo sistema scolastico. Insomma, vedere orde di bambini felici di andare e stare a scuola è bellissimo ed incoraggiante!

Un ottimo esempio a cui ispirarsi….

Sito internet Scuola Svizzera di Roma

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Blog–uno spettacolo volgare!

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Ci risiamo. Un teatro storico, che ha visto calcare il fior fiore degli artisti teatrali, attori e cantanti, un teatro che si è distinto negli anni ed ora con un andamento un po’ alterno.

In scena, uno spettacolo di una volgarità imbarazzante, con il solito protagonista televisivo. Una cosiddetta “commedia” italiana, con un testo improbabile, dalla scrittura mediocre e dagli argomenti triti e ritriti, con una trama che si sviluppa essenzialmente attorno a storie di corna, di gay che passano per etero ed etero che passano per gay. Ovviamente, il tutto condito da parolacce a raffica, talmente scontate e continue che ogni forma di effetto voluto decade totalmente.

Un pubblico in sala totalmente diviso a metà: una parte impassibile, ovvero gelida, indubbiamente insoddisfatta. L’altra metà che scoppia a ridere ad ogni c* , s* e così via. Poi, scopro che un buon 40% della sala è stato convogliato lì mediante “gruppisti” a prezzi stracciatissimi, mania ora molto in voga nei teatri romani, pur di poter dire “ho fatto sala piena” (a 3/5/8 euro è facile riempire la sala…) – e mi sa che scriverò presto un post su questo. Il risultato? Il 50% del pubblico insoddisfatto, anzi visibilmente disgustato, che molto probabilmente non tornerà più a teatro: complimenti ai programmatori!

Mi rifaccio anche al post del 4 dicembre sulle pubblicità volgari (leggi post) e mi chiedo cosa ci ha portato ad arrivare così in basso? Qui non parliamo di una sortita estemporanea, ma di un punto di arrivo ahimè, di atteggiamenti che sono ormai pienamente radicati nella nostra quotidianità, come conseguenza del permissivismo, del relativismo morale, dell’individualismo e demagogia democraticista. La volgarità è diventa ormai uno stile proprio della società e degli individui che la compongono: atteggiamenti volgari (urlare, usare parolacce, passare avanti qualcuno in fila…), spettacoli volgari, pubblicità volgari, programmi televisivi volgari, film volgari, abbigliamenti volgari e così via scandiscono il nostro quotidiano. Lo stile, le cosiddette “buone maniere” non sono solamente legate all’educazione né fine a se stesse, ma sono anche il riflesso della propria anima, di una filosofia di vita e relativi ideali.

Cerchiamo, tutti, di tagliare la testa a questo virus affinché non si propaghi più di quanto già non lo sia, specialmente nelle e per generazioni più giovani.

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Blog–consigli utili per viaggiare in un bagagliaio

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Care amiche, cari amici, non ci crederete mai! Qualche giorno fa sono andato a concerto. Ero contento, anzi, di ottimo umore: ho scelto una mise adatta, scarpe lucide, capelli lisciati, profumato e un bel cappotto pesante e voluminoso, dato il freddo. L’appuntamento era sotto casa di un amica per proseguire poi in taxi: siccome eravamo in 5, abbiamo richiesto un taxi da 7 posti, (di quelli che hanno 2 sedili sul retro, direzione di marcia in avanti) o cosiddetto “mini-van”. L’operatrice telefonica conferma.

Attendiamo, discorrendo spensierati sul marciapiede: ecco che arriva il taxi, una macchina normalissima da 5 posti. Contestiamo la vettura, spiegando che abbiamo richiesto una macchina più grande. Il tassista non si scompone: sereno e rilassato, ci dice che la sua è una vettura omologata per 7 posti e ci apre il cofano. Si, il COFANO!!! Il cofano in cui era sistemata una specie di panchetta…. Ci guardiamo sbigottiti: nessuno di noi è felice della situazione ed il più bello è che il tassista si offende davanti al nostro sconcerto. Per lui la macchina va bene, possiamo viaggiare in 5: basta solo che nel cofano salga una persona piccola, meglio se un bambino. Peccato che siamo tutti adulti…

Insomma, il tempo corre, non possiamo arrivare in ritardo e, per galanteria, mi sistemo io in quel…. buco, di traverso, stretto, testa girata, senso contrario a quello di marcia. E via, l’autista ingrana a tutta birra e corre ballando sui noti sanpietrini, su e giù, zigzagando per le vie di Roma…. Non vi dico come sono uscito ammaccato da lì dentro, mentre il mio buon’umore è volato via nella notte, lasciandomi un bel torcicollo….

Fatevi pure due risate ora, ma di grazia non dite più che la galanteria è morta!

PS. La foto è stata scattata PRIMA dell’inizio del viaggio e chi ben mi conosce già intuisce che il sorriso è più di circostanza che altro….

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